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«Festival, grazie a Dio, grazie a Dio», canta Cosmo in Tristan Zarra. Con l’avvicinarsi dell’estate, le giornate che si allungano e le birre che vanno giù che è un piacere, non gli si può che dare ragione. I festival, musicali cinematografici o teatrali, stanno vivendo da qualche anno una stagione bellissima, e ne nascono di ogni tipo anche in città che non siano le solite Milano, Torino o Roma. Su Vox ce ne siamo sempre occupati con grande piacere: diamo spazio alle giovani realtà che vogliono costruire nuove cose belle. Proprio per questo abbiamo scambiato due chiacchiere con le organizzatrici, Stefania Fausto e Sara Carpinelli, di un nascente festival di cortometraggi, l’Orvieto Cinema Fest, che si svolgerà nella città umbra il 26 e il 27 ottobre presso il Teatro Mancinelli. Per farlo stanno portando avanti una campagna di crowdfunding e organizzando serate di raccolta fondi fra Milano e la loro città natale: un finanziamento 2.0 e molto da «sharing economy». Ci siamo fatti raccontare da loro com’è cercare di organizzare una rassegna cinematografica nel 2018, e come si stanno preparando per la fine di ottobre. Ci vediamo a Orvieto!

Iniziamo con una domanda che vi avranno già fatto in molti, ma che è un po’ d’obbligo. Com’è nata l’idea di organizzare un festival di corti a Orvieto?

L’idea è nata a partire dall’esperienza maturata lo scorso ottobre da una collaborazione con l’associazione culturale locale ApertaMente Orvieto. Ogni anno l’Associazione organizza nel mese di ottobre il Festival del Dialogo: tre giorni di incontri, tavole rotonde, conferenze, laboratori che coinvolgono i cittadini e le scuole. L’anno scorso il tema era “Maschile e Femminile” e noi ci siamo occupate di curare una rassegna di cinque corti a tema. Per l’edizione 2018, invece, il festival verterà su: “Il Mediterraneo, un mare che unisce o divide?”. Per questo abbiamo deciso di dedicare una categoria al tema. Dopo la scorsa esperienza abbiamo maturato la volontà e il sogno di elaborare un progetto più strutturato sia nella forma che nel tempo.
Possiamo dire, quindi, che l’idea nasce dalla nostra passione per il cinema, come alta espressione artistica e culturale, e dall’amore smisurato per la nostra città, Orvieto.

Essendo una prima edizione le difficoltà più grandi stanno nel cercare appoggio economico e sponsor. Come state affrontando la questione dei fondi e dei finanziamenti?

È sottinteso che purtroppo questo non è il periodo migliore per andare a chiedere finanziamenti, ci siamo rivolte sia a soggetti pubblici che privati. Siamo consapevoli del fatto che, per ottenere dei finanziamenti, soprattutto nelle realtà locali, è necessario farsi conoscere e far conoscere soprattutto la validità del nostro progetto. Ci stiamo lavorando. Nonostante ciò, abbiamo trovato un grande riscontro positivo da parte delle persone, delle associazioni e delle istituzioni locali: il Comune di Orvieto ha da subito dimostrato interesse ed entusiasmo per la realizzazione del festival e, in questi giorni, ci sta concedendo il Patrocinio. Inoltre, stiamo collaborando con varie realtà e associazioni locali.
La maggior parte delle risorse raccolte finora sono però dovute alla generosità di chi ci segue e, come noi, è appassionato di cinema. Abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso, con gadget di ricompensa per i sostenitori del progetto. Le grafiche delle ricompense sono state realizzate dall’illustratrice umbra momusso. Un’altra formula per raccogliere dei fondi l’abbiamo trovata attraverso l’app comehome: si tratta di un’app dove inserisci la tua festa privata e le persone della community si accreditano. Abbiamo realizzato un format, l’Eureka Unplugged, che vede serate in cui si alternano due musicisti e un nostro amico attore. Con quella di stasera (8 maggio) siamo a 5 serate. Inoltre, è anche un buon modo per far conoscere il nostro progetto e la nostra piccola città tra milanesi e non, trapiantati nella metropoli. E poi si sa, ogni occasione è buona per fare festa!

Quindi il “fare rete” dall’online all’offline, come strategia, funziona?

Funziona e anche molto bene! Ovviamente siamo nell’era digitale, quindi conta molto farsi pubblicità e raggiungere più persone possibili tramite i social e internet. Ma noi crediamo fermamente anche nel fatto che, se riesciamo a scavare una breccia nel cuore delle persone, mettendoci la faccia e mostrando il nostro entusiasmo, loro possano legarsi di più al nostro progetto e sentirsene parte. Tutto nasce da noi, dalla nostra voglia e dalla nostra caparbietà. Quindi, dobbiamo mostrarci per come siamo e per quello in cui crediamo per poterci far credere anche gli altri. E quale modo migliore se non quello di ammaliare le persone con le nostre parole e i nostri bei sorrisi?

Quali sono le prossime serate in programma?

Sicuramente ne faremo un’altra verso fine maggio a Milano (vi terremo informati). E poi stiamo organizzando, probabilmente per giugno, un concerto a Orvieto, presso la Tenuta Le Velette: panorama suggestivo, ottimo vino e ottima musica. Pensavamo di coinvolgere come musicisti alcuni gruppi di Milano che ci hanno aiutato durante le serate Eureka di autofinanziamento e alcuni gruppi locali, così da far conoscere concretamente Orvieto ai nostri amici milanesi e ai nostri amici orvietani la Milano dal buon cuore.

Ci sono realtà simili alla vostra, festival indipendenti, locali o giovani, a cui avete guardato come punti di riferimento?

Per quanto riguarda i festival indipendenti, abbiamo scoperto la realtà de La Guarimba Film Festival, un festival che si tiene ormai da 5 anni ad agosto in Calabria. È un festival giovanile che ha saputo farsi spazio e crescere con le proprie gambe. Sicuramente loro sono un punto di riferimento.
Poi che dire, la Mostra del Cinema di Venezia è il modello a cui puntiamo… (ovviamente scherziamo, non ci prendiamo ancora troppo sul serio).

 

Vivete tutte e due in due città diverse da Orvieto (Stefania a Milano e Sara a Roma) com’è stato e come è organizzare un evento così ‘in differita’? Vogliamo sia le cose brutte che le belle.

Iniziamo con le cose belle: sicuramente è un modo per sentirci tutti i giorni, più volte al giorno. Siamo cresciute insieme e siamo come sorelle, quindi sentirci spesso non ci disturba (anche se alcune volte vorremmo bloccare il numero dell’altra). Inoltre, l’altra cosa bella della ‘differita’ è quella di organizzare gli eventi di autofinanziamento con un pubblico fuori dai confini orvietani e trovare persone che prendono a cuore la causa appassionandosi al progetto, anche senza essere nostre concittadine.
La cosa più difficile è stata ed è organizzare gli incontri faccia a faccia poiché, ovviamente, preferiamo – laddove è possibile – incontrare i nostri vari referenti di persona. Il cellulare è un mezzo troppo freddo per il nostro cuore caldo. Di conseguenza, questo porta a una situazione particolare ogni volta che ci capita di tornare: giornate troppo corte per concentrare tutte le cose da fare (abbiamo anche delle famiglie che ci aspettano a casa).

Milano e Roma hanno a che fare con molte manifestazioni legate al cinema, ed è quasi un’abitudine sentir parlare di festival e rassegne: l’accoglienza della vostra idea a Orvieto com’è stata, invece?

È stata subito accolta con grande entusiasmo. Orvieto viene definita città narrante, che si racconta con la sua tradizione, i suoi monumenti e la sua storia: quale posto migliore per accogliere un festival che racconta storie attraverso la settima arte?

Qualche consiglio pratico per chi volesse fare qualcosa del genere nella propria città?

La cosa più importante, forse, è quella di credere in tutto e per tutto al proprio progetto, portandolo avanti con perseveranza e non facendosi abbattere dalle prime difficoltà. La strada è sempre in salita, ma non per questo non è bello percorrerla. E sicuramente arrivare alla cima dà una grande soddisfazione (o almeno pensiamo così ci si possa sentire). Inoltre, altra cosa fondamentale è quella di farsi aiutare e coinvolgere persone competenti, che sappiano abbracciare il vostro progetto facendolo un po’ loro: insomma, creare una rete che sia una sorta di grande famiglia. Questo è quello che è successo e sta succedendo a noi ed è la cosa più bella: sentire e vedere che non sei solo.

 

fonte: Francesca Bonfanti, associazione culturale Vox, maggio 2018